Lo spettro

LE TIGRE

Via Nicola D’Apulia 13/A

Focus NORD-EST

Un disegno dell’800 appeso al muro. Una tigre con gli occhi sbarrati segna l’ingresso in uno spazio denso e vissuto.

Il suo sguardo allucinato, immortala lo spaesamento provato nel momento in cui ci si immerge in un ambiente riempito da oggetti – collezionati, trovati o semplicemente di uso quotidiano – con cui Umberto Chiodi ha caratterizzato il suo studio.

Cenere di sigaretta appena spenta, teschi e barattoli di colore creano un magma multiforme e al contempo mostruoso che rispecchia l’immaginario comune ai tre artisti, costituito da un rimando allo Spettro descritto da Baudelaire nei Paradisi artificiali.

Umberto apre le porte del suo mondo ad altri due artisti, lasciando loro il centro della stanza. Forte è il suo legame con l’illustrazione fin du siècle: le pareti, tappezzate dai suoi disegni, fanno emergere anche la tematica dell’infanzia che crea una connessione diretta con la scultura di Graziano Folata.

Anemone, non solo ricorda l’omonimo essere marino, ma è riconducibile ancora una volta al poeta francese che, nei suoi scritti, evoca un altare in pietra per l’invocazione di un demone dell’infanzia.

Questa opera, accompagnata da quella di Matteo Cremonesi, costituiscono quindi un’antitesi complementare alla cornice che Umberto definisce come “un arcobaleno” composto da tutto ciò che gli appartiene.

Le tigre concretizza al meglio quello che è l’intento di Studi Festival: grazie alla scelta espositiva, il proprietario dello studio lascia la scena a lavori di altri colleghi che si inglobano perfettamente con il suo mondo, divenendone parte.

Cristina Bargna