IL FESTIVAL DELLE MOSTRE
NEGLI STUDI DEGLI ARTISTI

14/18 Marzo 2017 - Milano

Scoprendo Studi

FREAKYRIDE

COURT

Via Pordenone 15, Milano

Alessio Binda, Lorenzo Bellini, Stefano Cecatiello, Roberto Carovilla

Scendo alla fermata della metro Udine; il mio percorso inizia suonando il campanello di Alessio Binda, da cui vengo accolta con calorosa attenzione e accompagnata lungo lo stretto spazio colorato dello studio. Freakyride é una cavalcata nel disordine di un ambiente impossibile da riordinare perché troppo saturo, sembra di essere in un fantomatico mercatino delle pulci: il pianoforte antico è invaso di piccoli oggetti provenienti da tutto il mondo e dalle caratteristiche dei quattro artisti che lavorano nello studio. Le opere suggeriscono influenze dalla street art e la loro confusionale disposizione tende a distogliere l’attenzione dello spettatore e a diminuire l’aura delle opere. Interessante è il modo in cui è stata veicolata la visione degli spettatori: gli artisti hanno deciso di dialogare con tutto quello che si trova all’interno dello spazio, non gettando nulla ma presentando i loro averi in modo insolito, al punto tale da non comprendere se ci si trovasse dinnanzi ad un’opera d’arte o a dei materiali di scarto e di riciclo.

LA BIBLIOTECA DI BABELE Evento Collaterale

SOTTOPALCO STUDIO CREATIVO

Via Pompeo Cambiasi, 10, 20131

Jaco, Johnny Cobalto, Cammello, Luca Negri, Alberto Ponticelli, Giordano Poloni, Margherità Morotti, Bea Bi, Martoz, Davide Abbati

Arrivo davanti all’elenco dei campanelli al numero 10, ma non trovo il nome. Mi sento spiazzata, non so se tornare indietro verso un altro studio o se insistere attendendo l’arrivo di qualche appassionato d’arte alla ricerca degli studi. Giro l’angolo, vedo un gruppo di ragazzi e li seguo. Passiamo un piccolo sottopassaggio, ci troviamo all’interno di un patio pullulante di persone e davanti ad un geometrico e vivace murale realizzato dall’artista Bros. Il suo studio si trova proprio davanti a me, però decido prima di dirigermi nello studio della Biblioteca di Babele.

L’atmosfera nello spazio é conviviale, gli artisti sono disponibili a raccontarti il loro progetto e tutto induce facilmente a nuove e spontanee conoscenze. All’interno trovo una vasta quantità di lavori realizzati da illustratori, al cui lato nelle didascalie vengono esplicate le rappresentazioni attraverso racconti scritti dagli artisti; non sempre sono chiari ma questo approccio empatico é molto interessante poiché avvicina lo spettatore alla mente dell’artista. La biblioteca di Babele é il racconto fantastico di Jorge Luis Borges, al quale gli artisti si sono ispirati ricreando parte della biblioteca attraverso immagini, proponendo un’idea di sovrapposizione di storie e di vite proprio come ha raccontato Borges tramite lo spazio ordinato e labirintico della biblioteca, nella quale un anziano bibliotecario trascorre l’intera vita alla ricerca del libro rivelatore di verità. Come nella biblica torre di Babele si mescolano tutte le lingue, nella biblioteca ci sono libri indecifrabili che a ogni diverso lettore svelano differenti significati, esattamente come avviene nello spettatore che si domanda quale sia la reale interpretazione delle illustrazioni che guarda all’interno dello studio.

SORDO – BROS (Daniele Siglosi e Simone Trapani) Evento collaterale

BROS (Daniele Siglosi e Simone Trapani)

Via Casoretto, 41, 20131

Dolcemared’Oltrevita (Ginevra Ghiaroni e Lola Posani)

Ritorno nel patio e mi fermo a guardare il murale di Bros; entro nel suo studio per vedere la performance intitolata Sordo di Ginevra Ghiaroni e Lola Posani. A piccoli gruppi scendiamo delle scale oscure seguendo la torcia della nostra accompagnatrice e ci troviamo in un locale dismesso, allestito con leggeri teli di plastica opaca che creano un ambiente quasi primordiale. Si percepisce la necessità di mettere in atto una situazione a cui nessuno può aver già preso parte: una donna prona sembra uscire da un bozzo dello stesso materiale dell’allestimento come se uscisse da una crisalide, cerca di avvicinarsi faticosamente ad una sfera rossa poco distante e di svincolarsi da un filo rosso che le avvolge le mani e le impedisce i movimenti. Dietro di lei, una donna ripete un gesto attraverso il quale sembra essere lei stessa la creatrice di quell’ambiente molto distante dal mondo in cui viviamo. La performance lascia disorientati, non è molto chiaro il significato, ma una delle registe gentilmente ci spiega che questo lavoro è il primo capitolo di una trilogia che indaga sulla metamorfosi dell’anima: da spirito prende forma lentamente e scende per incontrare la fisicità della Terra. L’ambiente bianco rimanda alla purezza dello spirito e il rosso dimostra l’inizio del mutamento, è l’indizio che incuriosisce e invita lo spettatore a prendere parte alla seconda performance, prossimamente realizzata in un ambiente rosso.

Veronica Barisan

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